Il progresso tecnologico ha ridefinito il concetto di comunicazione, portandoci in un’era in cui la velocità e la riservatezza del messaggio sono diventati requisiti imprescindibili. Le applicazioni di messaggistica istantanea sono oggi strumenti indispensabili non solo per la comunicazione privata, ma anche per il lavoro, l’attivismo politico e la libertà d’espressione in contesti repressivi.
Alla base di questo ecosistema digitale si trova la crittografia end-to-end, un sistema che protegge le conversazioni in modo tale che solo i partecipanti legittimi possano leggerne il contenuto; nemmeno i fornitori dei servizi possono accedere ai messaggi scambiati tra utenti. Si tratta di una tecnologia pensata per garantire la massima protezione della privacy, un diritto fondamentale sancito da numerose convenzioni internazionali, tra cui l’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e l’articolo 7 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.
Tuttavia, questa tutela assoluta della comunicazione privata genera un conflitto sempre più evidente con le esigenze di sicurezza pubblica. Le stesse tecnologie che proteggono gli utenti vengono spesso sfruttate da gruppi criminali, terroristi o organizzazioni illecite per operare nell’ombra, eludendo ogni forma di sorveglianza. In questi casi, la crittografia diventa non più solo uno strumento di protezione, ma anche un potenziale ostacolo alle indagini, mettendo in difficoltà autorità giudiziarie e forze dell’ordine, che si trovano impossibilitate a intercettare comunicazioni anche in presenza di un mandato legale.
Il cuore del dibattito ruota attorno a una domanda fondamentale:
fino a che punto siamo disposti a rinunciare alla privacy in nome della sicurezza?
Ma, allo stesso tempo, è legittimo domandarsi:
fino a che punto possiamo tollerare rischi per la sicurezza collettiva pur di tutelare la riservatezza individuale?
Si tratta di un equilibrio fragile e dinamico, influenzato non solo dall’evoluzione tecnologica, ma anche dal contesto politico, culturale e giuridico. Alcuni governi propongono soluzioni come le backdoor legali, ovvero accessi riservati ai messaggi cifrati per usi investigativi. Tuttavia, esperti di sicurezza informatica e difensori dei diritti civili mettono in guardia da questa opzione: qualunque porta aperta, anche se nascosta, può potenzialmente essere sfruttata da attori malevoli, compromettendo l’intero ecosistema di sicurezza digitale.
Le Nuove Strategie Investigative

Di fronte a questo “silenzio criptato” gli investigatori non restano passivi, ma sviluppano e affinano tecniche alternative per aggirare l’ostacolo. L’attenzione si sposta dall’intercettazione diretta dei contenuti a metodi che sfruttano altre fonti di informazione. Tra questi vi sono:
1 – Analisi dei Metadati
Anche quando il contenuto di un messaggio è cifrato, i metadati – ovvero i dati che descrivono le modalità della comunicazione – rimangono spesso accessibili e ricchi di informazioni. Essi includono:
- Identità degli interlocutori
- Frequenza e durata delle comunicazioni
- Orari e date di invio
- Posizione approssimativa dei dispositivi
- Dispositivi utilizzati e reti di connessione
Attraverso strumenti di data mining, machine learning e analisi predittiva, gli investigatori possono utilizzare i metadati per mappare reti sociali e organizzative, identificare pattern di comportamento ricorrenti, individuare anomalie e tracciare movimenti geografici sospetti.
Ad esempio, una comunicazione improvvisa e frequente tra dispositivi finora scollegati, in prossimità di eventi criminali noti, può costituire un segnale d’allarme, anche senza conoscere il contenuto esatto dei messaggi.
2 – Acquisizione fisica dei dispositivi
Un’altra via cruciale è rappresentata dall’accesso diretto ai dispositivi mobili: smartphone, tablet o laptop. Se gli investigatori riescono a ottenere legalmente (ad esempio tramite perquisizione con mandato giudiziario) l’accesso fisico al dispositivo, possono recuperare:
- Chat archiviate nella memoria interna
- Media e allegati
- Backup locali non cifrati
- Dati delle app e cronologie di utilizzo
- Password memorizzate o sessioni attive
Tuttavia, questa strategia presenta numerose difficoltà:
- Molti dispositivi moderni utilizzano sistemi di crittografia del file system (es. FileVault per Apple, Full Disk Encryption su Android).
- I blocchi biometrici o PIN possono richiedere tecniche di bruteforce molto lunghe o essere praticamente inaggirabili.
- Alcune app, come Signal, cifrano i dati anche all’interno del dispositivo, aggiungendo un ulteriore livello di protezione.
Per questo motivo, l’accesso ai dispositivi è spesso integrato da strumenti forensi avanzati, come Cellebrite, GrayKey o software di Mobile Device Forensics, capaci di estrarre dati anche da dispositivi protetti, entro i limiti consentiti dalla legge.
3 – Infiltrazioni, agenti sotto copertura e operazioni di cyber-intelligence
Quando l’analisi indiretta non è sufficiente, si può ricorrere a operazioni più attive e mirate, come:
- Infiltrazioni digitali nei gruppi o canali criptati
- Creazione di identità false e partecipazione a reti sospette
- Monitoraggio delle piattaforme pubbliche per individuare ingressi verso ambienti più riservati
- Raccolta OSINT (Open Source Intelligence) da social media, forum, marketplace e darknet
Queste attività richiedono un’elevata competenza tecnica e legale, oltre a una capacità di operare in ambienti digitali ostili e dinamici, dove l’identificazione può comportare rischi anche per l’incolumità degli agenti coinvolti.
In alcuni casi, si fa ricorso a esche digitali, come link tracciabili o file compromessi, che, se aperti dal sospetto, possono fornire l’indirizzo IP, la posizione o altre informazioni di sistema utili per l’identificazione.
Uno Sguardo al Futuro: Verso Nuovi Strumenti Investigativi
Il panorama delle comunicazioni digitali è in continua evoluzione, e con esso le tecniche utilizzate dai criminali per eludere la sorveglianza. Ciò impone una riflessione costante sulla necessità di sviluppare nuove strategie investigative che non compromettano la privacy ma che, al contempo, garantiscano la sicurezza pubblica.
La ricerca e lo sviluppo nel campo della cyber-forensics, dell’intelligenza artificiale applicata all’analisi dei dati e delle collaborazioni internazionali saranno cruciali per modellare gli strumenti del futuro, capaci di affrontare un nemico sempre più nascosto e tecnologicamente avanzato.

