Skameri 2.0: il crimine organizzato che sfrutta i social
Un’industria della truffa camuffata da impresa legittima
Dietro le truffe online che spopolano sui social media non si nascondono più singoli criminali improvvisati, ma vere e proprie organizzazioni strutturate. Operano da moderni call center con agenti multilingue addestrati alla manipolazione psicologica, il cui obiettivo è convincere vittime in tutto il mondo a investire in opportunità finanziarie del tutto fittizie.
Questi call center non agiscono da soli, si appoggiano a un ecosistema globale di fornitori di servizi che contribuiscono al funzionamento fluido delle truffe e che, spesso, partecipano ai guadagni.
Per comprendere meglio la portata e il funzionamento di questo sistema, è utile analizzare i risultati del progetto giornalistico internazionale Scam Empire.
Il progetto Scam Empire: un’inchiesta internazionale

Condotto dall’Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP), insieme a partner mediatici in diversi paesi, Scam Empire ha svelato come funzionano le grandi truffe finanziarie online spacciate per investimenti legittimi. Le operazioni documentate hanno causato perdite per centinaia di milioni di euro e hanno rovinato le vite di migliaia di persone, soprattutto anziani e piccoli investitori.
L’indagine ha rivelato due grandi reti criminali: una con base in Israele ed Europa e l’altra in Georgia. Entrambe utilizzavano decine di fornitori esterni, che vedremo nelle sezioni seguenti.
Fase 1 – Raccogliere le vittime
- Marketing affiliato
Per attrarre nuovi bersagli, i truffatori si affidano a società di marketing affiliate che pubblicano inserzioni online ingannevoli. Gli annunci promuovono investimenti redditizi in criptovalute o azioni, ma in realtà mirano a raccogliere dati di contatto.
I dati inseriti dalle vittime vengono poi trasferiti direttamente ai call center.
Esempi di società coinvolte: MGA Team, CRYP, Sierra Media, Oray Ads.
- Piattaforme pubblicitarie
Le pubblicità truffaldine circolano liberamente su piattaforme come Meta (Facebook, Instagram), Google e Taboola, dove i sistemi di moderazione automatica non riescono a tenere il passo. Di conseguenza, miliardi di utenti continuano a essere esposti a contenuti fraudolenti.
Fase 2- Gestire la truffa
- Software CRM e controllo remoto
Una volta ottenuti i contatti, i truffatori chiamano le vittime. Utilizzano CRM avanzati (Customer Relationship Management) per tracciare ogni dettaglio: dalle conversazioni telefoniche ai depositi, fino alla creazione di profitti fittizi.
In alcuni casi, software come AnyDesk permettono loro di prendere il controllo del computer della vittima, manipolando schermate e mostrando guadagni fasulli.
- Chiamate VoIP
Le chiamate avvengono tramite tecnologie VoIP, che permettono di mascherare il numero del mittente e simulare una provenienza da città prestigiose come Londra o Zurigo. Questo aumenta la credibilità dell’operatore.
Esempi: Coperato, Squaretalk.
- Amministrazione e copertura legale
Anche i truffatori devono pagare affitti, stipendi e utenze. Queste operazioni sono gestite da società fittizie che fungono da schermo legale, rendendo difficile risalire ai veri responsabili.
Esempi: Za Traiding Company, Saberoni LLC, Roserit.
Fase 3: Incassare il denaro
- Banche e money transfer
Quando una vittima decide di “investire”, viene indirizzata a utilizzare banche digitali più permissive, riducendo il rischio di segnalazioni per attività sospette. I truffatori forniscono anche istruzioni su come rispondere alle domande della banca.
Banche citate: Revolut, Chase UK, Wise, Wirex.
- Fornitori di Servizi di pagamento
I soldi non vengono mai versati direttamente ai truffatori. Invece, vengono incanalati attraverso fornitori di pagamento non regolamentati che usano società di comodo e documenti falsi per far perdere le tracce. Le commissioni richieste sono elevatissime, tra il 10% e il 17%, ma giustificate dal “rischio”.
Esempi: Bankio, Anywires.
Caso emblematico: il network georgiano da 35 milioni di dollari
Un esempio clamoroso arriva da Tbilisi, Georgia, dove tra il 2022 e il 2025 una rete criminale ha truffato oltre 6.100 persone, incassando circa 35 milioni di dollari.
Gli operatori, che si autodefinivano “skameri” (versione georgiana del termine inglese scammer, ovvero truffatore), usavano persino video deepfake di celebrità — come il conduttore britannico Ben Fogle — per promuovere falsi investimenti in criptovalute.
Conclusione
Il progetto Scam Empire ha sollevato il velo su una realtà preoccupante: le truffe online oggi sono aziende criminali digitali, sofisticate, transnazionali, altamente scalabili e protette da complesse reti legali e tecnologiche.
Ogni fase del processo — dal reclutamento delle vittime alla monetizzazione — è supportata da fornitori esterni, software su misura e una catena logistica che nulla ha da invidiare a un’impresa legale.
Le vittime, spesso ignare, vulnerabili o semplicemente in cerca di una possibilità di guadagno, perdono molto più del denaro: fiducia, sicurezza, talvolta relazioni o salute mentale.
L’unico vero antidoto, oggi, è la consapevolezza. Solo con una maggiore informazione pubblica, una cooperazione internazionale tra governi e piattaforme e l’adozione di norme più severe per chi facilita indirettamente questi crimini, sarà possibile ridurre l’impatto di questa nuova forma di criminalità globale.










