UNCHAINED: Potenziare le Forze dell’Ordine Europee con la Piattaforma Investigativa CIT

Giorno 11 Luglio nell’ambito del progetto UNCHAINED, MBS è stata invitata in Spagna per presentare il software di analisi a supporto dell’attività investigativa CIT fast platform. L’addestramento si è svolto presso la Caserma di Artiglieria della città di Murcia, organizzato dalla Fondazione Euro-Araba e dalla Polizia di Murcia.
 
Inizialmente il procuratore Silvia Benito Reques ha affrontato il tema circa la lotta alla tratta degli esseri umani sottolineando l’importanza della cooperazione tra paesi, successivamente è stata presentata la nostra tecnologia investigativa che consente un’analisi efficace dei big data e dell’open source intelligence.
 
L’obiettivo di MBS è quello di sensibilizzare le forze dell’ordine europee sull’utilizzo di una piattaforma unica di condivisione delle informazioni. Ad oggi CIT viene utilizzato nell’ambito di casi inerenti THB, droga, mafia o altri casi legati alla criminalità. Il nostro strumento di analisi è abbastanza completo, in quanto frutto di continue richieste di adattamento del sistema da parte degli operatori di polizia giudiziaria, ma allo stesso tempo di facile utilizzo poiché tutte le informazioni sono accessibili con un click del mouse e l’inserimento dei dati avviene con un trascinamento della cartella (drag and drop).
 
Inoltre, il 19 luglio 2023, sempre nell’ambito del progetto UNCHAINED, MBS ha effettuato un intervento da remoto presso la Scuola di Pubblica Amministrazione di Brema, Germania. In questo caso la nuova generazione di agenti di polizia ha avuto modo di conoscere e capire le potenzialità del software CIT.
MBS augura a questa nuova generazione di agenti di polizia, che hanno mostrato molto interesse per il nostro software, di utilizzare il nostro strumento per lo svolgimento del loro lavoro.
 
Supportare e fornire un valido contributo per una risoluzione veloce dei casi rimane la nostra mission aziendale.
 
 
 

Blockchain: potenzialità e rischi di un mondo nuovo

La blockchain, tradotta letteralmente “catena di blocchi”, è una nuova tecnologia che sfrutta le caratteristiche di una rete di nodi informatici per gestire e aggiornare, in modo univoco e sicuro, un registro contenente dati e informazioni.

Viviamo un tempo caratterizzato da rapidissime trasformazioni sociali e tecnologiche. Ogni giorno veniamo a conoscenza di nuovi ritrovati dell’informatica e, assieme a questi, nascono neologismi e procedure per nominare e svolgere compiti quotidiani. L’ultimo decennio è stato caratterizzato da un gran parlare relativo alla tecnologia blockchain, le criptovalute, gli smart contract e molto altro. Il rischio maggiore è quello di restare impantanati in una confusione molto diffusa tra i non addetti ai lavori.

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In cosa consiste e come funziona una blockchain

Una blockchain è un registro digitale in grado di memorizzare informazioni in modo sicuro, verificabile e permanente. Le informazioni possono essere di vario tipo: dai dati anagrafici alle transazioni economiche. Uno dei punti con maggiore attrattiva di questa tecnologia consiste nell’immutabilità dei dati trascritti. Questo significa che una volta registrata una transazione o una certificazione di proprietà, all’interno di un blocco di questa catena virtuale, questa non può essere alterata retroattivamente. Questa proprietà intrinseca della catena diventa un enorme vantaggio nella trasparenza delle operazioni economiche o dei certificati di proprietà di un qualsiasi bene. I campi di applicazione di questa tecnologia non si fermano certo a quello economico. Anzi, si espandono a ritmi vertiginosi, includendo i mercati immobiliari, la compravendita di opere d’arte e il gaming.

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Ogni informazione registrata sulla catena deve essere validata. Per farlo ci si avvale di un codice di autenticazione, nel linguaggio tecnico “hash”. Questo può essere considerato alla stregua di un’impronta digitale: è univoco e collegato a un unico blocco di informazioni. Una volta generato l’hash collegato ai dati, questo raggiunge i nodi della rete per essere sottoposto a una verifica. Quando il nodo riceve un’informazione da validare inizia un processo chiamato mining. Quando uno dei validatori conclude la procedura, invia il risultato al resto dei nodi per verificarne la correttezza. Al termine della verifica il blocco validato viene aggiunto in via permanente alla catena.

Cenni storici

Il primo reale accenno alla blockchain risale al 2008, precisamente all’interno del “Bitcoin design paper”, il White Paper con cui Satoshi Nakamoto (pseudonimo la cui reale identità è ad oggi sconosciuta) illustra la sua idea rivoluzionaria relativa a una moneta virtuale governata esclusivamente da algoritmi, quindi decentralizzata: il Bitcoin. La decentralizzazione porta con sé una serie di vantaggi invidiabili sotto l’aspetto dell’economia di tempo e di denaro. Questa tecnologia, infatti, si slega dalla mediazione di banche o istituti di credito, grazie alla progettazione di una piattaforma distribuita su un network peer to peer (P2P, caratterizza uno scambio tra nodi equivalenti tra loro in termini di autorità). Occorre aspettare il 2009 per vedere rilasciato il Genesis Block, il blocco iniziale della Blockchain Bitcoin. In prima battuta, l’interesse per il mondo delle criptovalute e per tutto ciò che gli gravita intorno è andato incrementandosi lentamente. Tra il 2014 e il 2015, anche altre piattaforme – prima tra tutte Ethereum – hanno attinto agli stessi principi di funzionamento per creare diverse blockchain dedicate, con relative monete virtuali e smart contract regolatori. Non si è atteso molto tempo prima che l’idea alla base delle blockchain si distaccasse dalle criptovalute e iniziasse ad assumere ruoli sempre più variegati. In Italia, questa tecnologia ha visto la luce nel 2017, grazie alla partecipazione di Unicredit e Intesa San Paolo e alla sperimentazione del Global Payment Innovation di SWIFT.

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Il lato oscuro della blockchain

La tecnologia decentralizzata ha iniziato a inglobare un numero sempre maggiore di funzioni e campi di applicazione. La DeFi (Finanza Decentralizzata) è soltanto la punta di un enorme iceberg di funzionalità che potrebbero fare comodo ad altrettante funzioni operative o di controllo. Di pari passo con le numerose potenzialità di cui abbiamo parlato, però, anche il mondo della criminalità organizzata non ha tardato a ritagliarsi un pezzetto di spazio all’interno di questo vastissimo ecosistema. L’impossibilità di “controllare” le criptovalute che si muovono attraverso le blockchain le rende uno strumento estremamente adatto al compimento di illeciti. Grazie agli asset digitali, come i Bitcoin o gli Ether, è possibile acquistare droghe e armi, ma anche documenti falsi, dietro il pagamento di cifre talvolta neanche proibitive. Il lato oscuro delle blockchain è un ecosistema estremamente florido che, secondo un’inchiesta di The Verge, ha fatturato circa 1,23 miliardi di euro nel 2020.

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Rischi della decentralizzazione

Al di là dell’aspetto criminoso, la decentralizzazione finanziaria, oltre che un immenso punto forte delle blockchain, rappresenta anche uno dei suoi punti deboli più insidiosi e invalidanti. Decentralizzato significa privo di intermediari, che si traduce in “più veloce”, “più trasparente” e “meno dispendioso”; caratteristiche che rendono bitcoin uno strumento privilegiato da parte della criminalità organizzata, terroristi, finanzieri ed evasori, consentendo loro di far circolare e conservare fondi illeciti che prescindono e travalicano ogni legge nazionale.

Al fine di garantire alle forze di PG un supporto che possa fronteggiare l’esigenza relativa alla tracciabilità dei dati registrati all’interno delle principali blockchain, il sistema a supporto dell’attività investigativa CIT – Financial Crime, software progettato e sviluppato all’interno dei laboratori MBS Engineering,  è stato integrato per fronteggiare le richieste mutevoli legate alla ricostruzione degli estratti conto  legati all’utilizzo illecito di nuove piattaforme virtuali.


Fonti:

FinanzaEtica
Borsa Italiana
W. Academy
The verve
Pictet – istituto di investimento

PNRR: tutto quello che c’è da sapere

Nell’ultimo periodo si sente sempre più spesso parlare di PNRR. Ma cosa è esattamente il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza?

Per capire al meglio in cosa consiste il PNRR è importante fare un passo indietro. Nel luglio del 2020, il Consiglio europeo approva il Next Generation EU, un fondo per la ripresa dal valore di 750 miliardi di euro con l’obiettivo di sostenere tutti gli Stati membri duramente colpiti dalla pandemia. Il PNRR è il documento italiano, recentemente approvato dalla commissione, che descrive quali progetti l’Italia intende sostenere grazie ai fondi comunitari. Il piano si occupa inoltre di illustrare in che modo le risorse economiche saranno gestite, fornendo un calendario di riforme finalizzate all’attuazione del piano e alla modernizzazione del paese.

L’obiettivo principale del documento è quello di fermare i danni causati dalla pandemia e rilanciare l’economia attraverso investimenti e riforme.

I pilastri del PNRR

La commissione europea ha stilato delle linee guida che sono state pedissequamente seguite nella stesura del documento; in particolare, il piano si articola perseguendo tre obiettivi principali:

1- Digitalizzazione e innovazione    
2- Transizione ecologica       
3- Inclusione sociale

In quest’ottica, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza raggruppa i progetti in sei pilastri di riferimento: – Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo;
– Rivoluzione verde e transizione ecologica;
– Infrastrutture per una mobilità sostenibile;
– Istruzione e ricerca;
– Coesione e inclusione;
– Salute.

Le risorse a disposizione

Le risorse stanziate nel PNRR ammontano a 191,5 miliardi di euro; a queste, il Governo italiano ha sommato un Fondo complementare con ulteriori 30,6 miliardi di euro, arrivando complessivamente a 222,1 miliardi di euro. Sono numerose le priorità a cui il piano di ripresa sta dando importanza; tra questi figurano sicuramente l’empowerment femminile e il contrasto alle discriminazioni di genere, l’accrescimento delle competenze e delle prospettive occupazionali giovanili e lo sviluppo del Mezzogiorno.

Come funziona il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza?

Il Piano si basa sul monitoraggio dei risultati intermedi e finali, anche indicati come milestone e target, che descrivono cronologicamente in che modo i finanziamenti e le riforme prevedono di procedere. I milestone si riferiscono alle fasi rilevanti di natura amministrativa e procedurale necessarie al fine di portare avanti i progetti; i target sono invece i risultati ultimi che ci si aspetta di raggiungere con l’attuazione degli interventi. Tutti gli obiettivi hanno caratteristiche quantificabili, basati su indicatori misurabili.

È la stessa Commissione Europea che si occupa di monitorare l’attuazione delle riforme e di misurare il raggiungimento degli obiettivi previsti, istituendo un quadro di valutazione della ripresa e della resilienza che tenga conto dei progressi fatti degli Stati membri in ognuno dei pilastri principali a cui sono rivolte le operazioni.

In merito alla gestione e tracciabilità dei fondi del Pnrr, il sistema a supporto dell’attività investigativa CIT supporta l’operatore nell’analisi delle transazioni al fine di individuare eventuali anomalie.


Fonti:

Documento ufficiale PNRR
Parlamento italiano e PNRR
Mise.gov